La sfida del Natale

Spesso durante le feste si fa solo finta di andare d’accordo. E si perde così un’occasione preziosa per stare bene tutto il resto dell’anno

Natale è sinonimo di incontro, di avvicinamento. Ogni nascita, per inciso, tende a riunire i membri della famiglia, gli amici e i conoscenti più stretti. Nel caso della nascita di Gesù, questa tendenza si espande, come se contorni della famiglia allargassero lo spazio della propria tenda per usare sopportare le parole del profeta (cfr. Is 54,2). Da qui le forme più diverse di incontro: di parentela, fra collaboratori, di associazioni, di enti organizzativi, di quartiere… La proprio novena di Natale presuppone questa disposizione all’incontro o al ricongiungimento.

Una condivisione che salva

Incontro, ricongiungimento e incontro mancato, tuttavia, sono facce diverse, e allo stesso tempo complementari, della stessa moneta. Durante il periodo natalizio molti incontri lo sono soltanto in apparenza. Oltre le visite, i sorrisi, gli abbracci, lo scambio di doni, pasti speciali e l’atmosfera di fratellanza si nasconde spesso una buona dose di ipocrisia. Le persone verniciano l’esterno delle proprie relazioni per mascherare l’attrito e gli intrighi che si dispiegano, per così dire, nei vicoli nascosti e scuri delle relazioni umane.

Proprio qui sta la grande sfida dello spirito natalizio. Non per camuffare sotto una maschera o un velo i nostri difetti e debolezze, incoerenze e contraddizioni. Ma per parlare di loro, alla ricerca di un percorso reciproco di riconciliazione per superare il conflitto e la discordia. Non è un compito facile e spontaneo, da dare per scontato, ma un serio impegno da assumere con coraggio, energia e perseveranza. Il confronto franco, chiaro e aperto, al posto dei palliativi, produce soluzioni definitive.

Il cammino inverso

Quindi non basta spazzare la stanza e mettere la spazzatura sotto il tappeto, creando uno scenario artificiale, per ricevere la visita di un amico o un parente. Né sono sufficiente lo scintillio delle luci, l’attrazione di negozi e vetrine con nuovi prodotti, l’euforia delle folle che riempiono i centri commerciali o delle pubblicità con un sempre sorridente Babbo Natale.

Tantomeno l’acquisto sfrenato di prodotti alla moda. Come tali, tendono ad un’oscillazione costante che sale e scende secondo la marea. Peggio ancora è che, in molti casi, vengono convertiti in bigiotteria usa e getta, anche prima di arrivare a casa e essere tolta. Una sorta di spazzatura di lusso, destinata a non essere usata, che serve solo a far traboccare cassetti e armadi dimenticati negli angoli della casa.

Si tratta, in breve, di passare dall’incontro mancato all’incontro reale. L’incontro mancato, tipico della vita febbrile, frenetica e agitata delle grandi città, porta alla dispersione. Ogni individuo si trasforma in una specie di atomo, si chiude in se stesso, nell’orbita esclusiva dei propri desideri e istinti, bisogni o interessi. Come la lumaca, fa della sua casa un ghetto isolato e impenetrabile. Con tutto e tutti, rifiuta e respinge qualsiasi tipo di comunicazione.

L’incontro è il cammino inverso. Conduce ad aprire il cuore e la porta, ad accogliere l’altro, proprio come l’atmosfera natalizia predispone ad accogliere il Verbo fatto carne e venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14). Significa un percorso più lungo e laborioso, senza dubbio. Esige comprensione, capacità di ascolto, rinuncia, perdono, tenerezza… Il tutto condito con l’ingrediente della misericordia, per non dimenticare il Giubileo dell’Anno Santo proclamato da papa Francesco.

Padre Alfredo J. Gonçalves