“Questione” immigrazione (non “emergenza”)

L’Europa avrà presto bisogno di lavoratori (giovani) a milioni per sostituire la popolazione più anziana. Lavoratori importanti anche per pagare con le proprie tasse le pensioni già attive

Lunedì 22 agosto Angela Merkel (Germania), François Hollande (Francia) e Matteo Renzi (Italia) si sono incontrati a Ventotene con l’obiettivo di preparare una riunione al vertice per la cosiddetta emergenza immigrazione.

Un termine improprio

In realtà, il termine emergenza è improprio. Prendiamo il caso dell’Italia. Durante tutto lo scorso anno (2015), quasi 150mila emigranti di ambo i sessi hanno lasciato il paese (147mila, di cui oltre 100mila di cittadinanza italiana ). Si tratta per lo più di persone con studi superiori alle spalle, dirette in Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Canada e altri luoghi.

Sempre nello stesso periodo sono stati poco più di 150mila gli immigrati, i rifugiati e i profughi arrivati in Italia attraverso il Mediterraneo (153.842). Giovani, famiglie e non pochi ragazzi e ragazze non accompagnati, orfani di violenza. Molti dei quali, tra l’altro, scampati da un naufragio certo grazie all’intervento della Guardia Costiera.

Non sarebbe problematico

Mentre gli emigranti sono giovani e qualificati, i migranti, i rifugiati e i profughi sbarcati nel sud della penisola sono in gran parte impreparati dal punto di vista professionale. Sono persone in fuga. Deriva evidentemente da qui la sensazione di sconfitta. Ma la maggior parte dei migranti arrivati è composta da giovani. Non sarebbe così problematico facilitare la formazione di ingresso, la documentazione, la cittadinanza e il lavoro. Questo in una visione del futuro a lungo termine.

Se le cose non cambiano infatti nei prossimi decenni l’Europa conoscerà un ulteriore calo demografico. Sempre prendendo l’Italia come esempio, già ora anche con i migranti che arrivano, la popolazione inizia a diminuire di anno in anno. E la situazione non è diversa in altri paesi, in particolare al nord.

Bisogno di lavoratori

In concreto, dal semplice punto di vista del mercato capitalistico, l’Europa avrà bisogno di lavoratori (giovani) a milioni per sostituire la popolazione più anziana. Lavoratori importanti anche per pagare con le proprie tasse le pensioni già attive. O per consumare i prodotti fabbricati freneticamente, mantenendo così il tenore di vita e di sviluppo.

Tutto questo dovrebbe indurre i governi europei a incentivare l’integrazione degli immigrati anziché, in alcuni casi, a incoraggiarne il rifiuto, la discriminazione, a favorire il pregiudizio, la xenofobia e, in finale, l’espulsione a titolo definitivo.

Naturalmente, al giorno d’oggi non è facile tracciare una linea di demarcazione tra la questione immigrazione da un lato, e, dall’altro, l’eventuale infiltrazione di lupi solitari pronto a morire e uccidere. Ma questo è un argomento da trattare in modo diverso, e con la cura che merita.

Padre Alfredo J. Gonçalves