1 Giugno, festa del beato (e presto santo) Scalabrini

Due appuntamenti e una riflessione per festeggiare il Padre dei migranti

Il 1 giugno 1905 moriva a Piacenza monsignor Giovanni Battista Scalabrini, fondatore della congregazione dei missionari di San Carlo. In occasione della festa del Padre dei migranti, che sarà presto proclamato santo, il 1 giugno 2022 a Roma si terrà una speciale Celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede.

A Piacenza, la città di cui il Fondatore della congregazione scalabriniana fu vescovo e in cui si trova oggi la Casa Madre dei suoi missionari, sarà celebrata nello stesso giorno una Messa nella cattedrale e a presiederla dal vescovo Adriano Cevolotto. Nello stesso giorno, sarà scoperta una targa dedicata a Scalabrini. «Di fronte a questa realtà [delle migrazioni, ndr] che tutti pensavano fosse un fenomeno transitorio ha dichiarato padre Alessandro Gazzola, superiore della comunità scalabriniana della Casa Madre di Piacenza – abbiamo percepito con chiarezza che è un fenomeno che accompagna tutta la storia dell’uomo, quindi questa canonizzazione cade proprio in un momento particolarmente significativo non solo per la Chiesa ma anche per la società italiana».

Per questa gioiosa occasione, festeggiata in tutte le altre missioni scalabriniane in Italia e nel mondo, vi proponiamo una riflessione del postulatore generale della congregazione scalabriniana, padre Graziano Battistella, estratto dal numero di maggio-giugno 2022 della rivista Scalabriniani. Il testo, dal titolo Santo! è disponibile all’interno della rubrica Uno sguardo sul mondo scalabriniano dalla terrazza della Direzione Generale, pp. 19-21.

Un cuore per accogliere i lontani

«Ma la gente ha sempre creduto che Scalabrini fosse un santo. L’hanno creduto le migliaia di piacentini, le migliaia di pellegrini che sono passati nel duomo di Piacenza e hanno pregato davanti alla sua urna. E hanno lasciate scritte le loro invocazioni e i loro ringraziamenti. (…) L’hanno pregato i migranti. (…) L’hanno pregato i suoi missionari e missionarie e anche i vescovi. (…)

Papa Francesco, che sembra aver ereditato la stessa passione di Scalabrini per i migranti, lo proclamerà santo per poter additare a tutti i vescovi come si possa avere un cuore grande, così grande che la diocesi non lo può contenere, un cuore che sa accogliere i lontani, gli scartati, quelli lasciati mezzi morti al bordo della strada perché è sui margini che si fa la Chiesa».

La santità è la vera sapienza

«Quale responsabilità per noi che ci siamo messi sulle sue orme. Non solo la responsabilità di mantenere vivo il carisma che Scalabrini ricevette dallo Spirito, non solo la responsabilità di rinnovare il suo genio pastorale, ma soprattutto la responsabilità di testimoniare la sua santità con una nostra vita santa.

È qualcosa a cui aspirare, perché lui ce l’ha insegnato: “La santità è la vera sapienza, che bisogna invocare, desiderare, ricercare, come la ricchezza, scavare come un tesoro”. Non si tratta di fare cose straordinarie. Si tratta dì essere fedeli e poi sarà la Chiesa a riconoscere nelle nostre umili iniziative, nei nostri tentativi, nonostante i nostri pasticci, che Scalabrini era santo e la bontà di Dio continua a manifestarsi attraverso i suoi seguaci».