A Tijuana sono iniziati i lavori di costruzione del CESFOM, lo spazio educativo e culturale per migranti voluto dagli scalabriniani

A gennaio 2020 la prima pietra del nuovo edificio del Centro Scalabrini de Formación para Migrantes, nato nel 2018 nella Casa del Migrante. Sarà finanziato dall’UNHCR

Il 22 gennaio 2020 si è svolta la cerimonia di posa della prima pietra del nuovo edificio del Centro Scalabrini de Formación para Migrantes (CESFOM), voluto dai missionari scalabriniani e realizzato in collaborazione con l’UNHCR.

Si tratta di un centro di formazione per rifugiati e migranti a Tijuana per ottimizzare l’assistenza fornita a rifugiati, migranti e rimpatriati. A gestirlo sarà la Casa del Migrante di Tijuana, attualmente diretta da padre Patrick Murphy.

Quaranta corsi offerti in due anni

Il progetto di formazione è nato negli spazi della Casa del Migrante di Tijuana, per migliorare le opportunità lavorative dei migranti certificandone le competenze. Attraverso i quasi quaranta corsi di formazione offerti dal 2018, il CESFOM ha aiutato circa un migliaio di persone, promuovendone l’inserimento sociale. Un grande risultato se si pensa che finora i corsi, tutti gratuiti, sono stati condotti senza strutture adeguate.

Al termine dei lavori, tra circa otto mesi, le cose non potranno che migliorare. Grazie a un investimento iniziale di 300 mila dollari, il nuovo edificio a tre piani sarà una scuola per adulti migranti e rifugiati in cui verranno tenuti corsi di varia natura (dalle lingue all’informatica, dalla carpenteria al giardinaggio) e comprenderà anche una sala polivalente e aree ricreative .

Padre Murphy: “Sarà uno spazio sicuro

Alla cerimonia hanno partecipato monsignor Francisco Moreno Barrón, arcivescovo di Tijuana, e padre Murphy, scalabriniano e direttore della Casa del Migrante. «Il CESFOM aiuterà molte famiglie e adulti a raggiungere i propri obiettivi – ha dichiarato padre Patrick Murphy – Sarà un nuovo spazio sicuro, nel quale continueremo una lotta che la nostra congregazione ha è iniziato più di 130 anni e che è ancora aperta: proteggere il migrante».

Proprio la congregazione scalabriniana ha reso possibile l’acquisto del terreno, mentre l’UNHCR finanzierà la costruzione dell’edificio. Se il progetto avrà successo, si cercherà di replicarlo in altre città di confine, come Ciudad Juárez o Tapachula. «Con la posa di questa prima pietra ha affermato padre Murphy – stiamo dicendo chiaramente al governo messicano: con o senza il tuo aiuto, siamo qui per lavorare con i migranti, oggi e per il futuro».