Imitate il buon Pastore

La riflessione del superiore generale scalabriniano sulla figura del sacerdote

In occasione del Giovedì Santo 2022, inizio del Triduo Pasquale, il superiore generale della congregazione scalabriniana padre Leonir Chiarello ha pubblicato una riflessione sulla figura e sul ruolo del sacerdote, intermediario che personifica al contempo il popolo cristiano e Gesù Cristo. Ancora una volta si parte dalle parole del Fondatore, alla cui figura è dedicato uno speciale Anno Scalabriniano. Leggiamo allora nel dettagli alcuni estratti del messaggio Imitate il buon Pastore.

Alla sequela di Cristo

«Scalabrini eredita dalla tradizione la visione del prete come intermediario.(…) Siamo chiamati a servire la verità aiutando le persone a rispondere alle grandi domande (…) che agitano anche i nostri pensieri, e a cui cerchiamo risposta attraverso la fede. Sono domande che ci sono state sicuramente poste dalle persone che incontriamo, soprattutto quando si sono dovute confrontare con le tragedie che capitano inevitabili nella vita. (…)

Siamo chiamati (…) ad approfondire il percorso che ci viene indicato dalla luce della fede, un percorso che vogliamo condividere perché ci siamo messi alla sequela di Cristo e siamo convinti che lui è il vero uomo ed abbiamo sperimentato che vivere come lui è vivere la vita in pienezza».

Una nostra responsabilità

«C’è il pericolo, anche nei giovani missionari, di sentirci arrivati con l’ordinazione, di accontentarci del ruolo che svolgiamo nel tempio, di sentirci appagati perché circondati dalla considerazione dei fedeli, che magari non hanno il coraggio di dirci la verità. La grazia è dono di Dio ma è nostra responsabilità porgerlo in modo vivificante, coscienti del nostro dovere. (…)

Non mancano anche oggi coloro che si trovano nel bisogno. Per noi hanno il volto dei migranti che sono partiti e non sanno se arriveranno, che sono arrivati e sono stati ricacciati, che sono arrivati e sono detenuti. Rendiamo grazie a Dio per i tanti modi in cui i nostri confratelli sono coinvolti nel sociale. (…)

Citiamo spesso la frase che troviamo in questa lettera pastorale di Scalabrini: “Lavorare, affaticarsi, sacrificarsi in tutti i modi per dilatare quaggiù il Regno di Dio e salvare le anime; mettersi, dirò così, in ginocchio davanti al mondo per implorare come una grazia il permesso di fargli del bene, ecco l’unica ambizione del prete”. Ma è una citazione che deve suonare continuamente di sprone e di rimprovero».

Tra polvere e fango

«Riandando ai nostri inizi, alla nostra ordinazione, è proprio un sentimento di incoraggiamento che ci deve pervadere. Istintivamente ci verrebbe da dire: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Ma è essenziale che abbiamo sporchi i piedi, sporchi perché hanno camminato tanto, sporchi perché hanno camminato tra la polvere e il fango, perché hanno camminato a fianco della gente in cammino».