Con le ordinazioni in Asia, la famiglia scalabriniana cambia volto

Un giorno senz’alto importante nella storia della congregazione scalabriniana. Un cambio generazionale che trova oggi una sua chiara e innegabile espressione

Siamo a Cebú, una delle città più importanti nelle isole Filippine. Più precisamente a San Carlos Heights (un nome che non abbiamo scelto noi, missionari di San Carlo), quartiere nel quale, sulla cima di una bella collina con vista panoramica sulla città e il mare, si erge il noviziato Scalabrini (lo Scalabrini Formation Center). Sono le ore 16,00, i novizi e i postulanti ultimano i dettagli per la solenne celebrazione eucaristica durante la quale in ventuno emetteranno i loro primi voti religiosi, entrando così a far parte a pieno titolo della congregazione fondata da monsignor Giovanni Battista Scalabrini 127 anni fa per accompagnare e servire i migranti.

I nuovi scalabriniani non parlano veneto, bresciano, italiano, portoghese o spagnolo

Pur non avendo a portata di mano tutte le statistiche, non esitiamo a dire che per trovare un giorno come oggi nella storia della congregazione, semmai sia esistito, dobbiamo riportarci a parecchi anni addietro, forse all’epoca d’oro delle vocazioni italiane e brasiliane. Non sappiamo se Scalabrini abbia mai sognato con un giorno così, ma siamo sicuri che dal cielo Lui si rallegra con noi tutti perché il suo carisma, la sua visione e lettura dei fatti avvenire sta raggiungendo i confini dell’orbe e continua a essere assolutamente attuale.

I ventuno nuovi consacrati scalabriniani non parlano veneto, bresciano, italiano, portoghese o spagnolo. Anche se ben quattordici di loro presto dovranno imparare una di queste lingue perché destinati alle comunità teologiche di São Paulo in Brasile (5), Bogotá in Colombia (5) e Roma in Italia (4). Gli altri sette si sposteranno a Manila (quasi un’ora in aereo da Cebú) per il completamento del loro itinerario formativo.

Vengono dal Vietnam…

Da dove vengono allora questi nuovi giovani religiosi? Ben undici sono vietamiti (Anthony Nguyen Van Sau, Dominic Tran Xuan Hap, Joseph Truong Van Khoa, Joseph Nguyen Tien Khiem, Joseph Phan Ba Quyen, Joseph Nguyen Van Giang, Joseph Nguyen Van Tien, Lawrence Do Cong Luan, Paul Phan Hat, Peter Tran Dinh Khac e Peter Nguyen Minh Tu) e ad accompagnarli è venuta una delegazione di ventisette persone, tra cui tre sacerdoti e una suora.

A capo c’è il nostro caro padre Dinh, già sacerdote diocesano che qualche anno fa ha deciso di abbracciare il carisma scalabriniano e da allora si è dedicato alla formazione dei giovani suoi connazionali che vogliono diventare scalabriniani. Sotto la sua guida è stato costruito un moderno seminario a Ho Chi Minh City, occupato oggi da sessantacinque giovani. Con lui sono venuti familiari, amici e benefattori. Ammirevole è la loro generosità: sono giunti a Cebú come i re magi d’oriente, carichi di doni per la comunità, mettendosi subito al servizio e preparando da mangiare per tutti.

… dall’Indonesia e dalle Filippine

Un altro gruppo di giovani proviene dall’Indonesia, particolarmente dall’isola di Flores, roccaforte del cattolicesimo nell’arcipelago che conta più di 16mila isole e più di 250milioni di abitanti (sono Albertus Baba, Aleksius Dawi, Bonaventura Julung, Domenikus Ratu, Fulgensius Emanuel Meo, Miguel De Araujo Bestias, Redemtus Aquirino Anarki Natal e Thomas Maryo Tae). Questi non possono contare sulla presenza dei loro cari, ma sono sorretti dall’appoggio e dall’affetto di tutta la congregazione e dalle famiglie vicine al seminario con le quali hanno stabilito saldi vincoli di amicizia e collaborazione.

Infine, ci sono anche due filippini, o Pinoy, como sono chiamati familiarmente qui (Jovannie Serrano Postrano e Dexter Valerozo Ignacio) che vengono dal sud dell’arcipelago filippino, dall’isola di Mindanao. Ad accompagnarli sono venuti alcuni membri delle loro famiglie così come altre persone care e significative nella loro vita.

Commossi fino alle lacrime

Alle 16,30 la campana suona e la celebrazione ha inizio: un po’ sorpresi dalla puntualità, ci sembra di essere in Germania e non nelle Filippine dove anche i locali scherzano con il famoso orario filippino. Fin dall’inizio si percepisce che la celebrazione eucaristica è stata ben preparata, tenendo presente anche le diversità culturali e linguistiche. Durante la cerimonia di professioni in molti si sono commossi fino alle lacrime: canti, fiori, simboli vari e la presenza di tredici sacerdoti, di cui nove scalabriniani, nonché di numerose religiose appartenenti a diverse congregazioni, rendono questo momento davvero solenne e significativo.

Pian piano i raggi del sole cedono il passo ai riflettori e le luci simili ad un presepe abbelliscono il colle San Carlos, offrendo uno scenario davvero paradisiaco tanto che viene da dire: “… è bello stare qui, resta con noi Signore la sera!”.

Con immensa gioia

Come si suole dire passiamo dalla Messa alla mensa e così la serata include la condivisione della cena con piatti tipici vietnamiti, preparati dai postulanti scalabriniani e da parrocchiani filippini. Viene organizzata anche una serata culturale, durante la quale i neoprofessi sorprendono il pubblico con una parodia della vita del noviziato. Fra musica, danza e fini scherzi sicomprende la bellezza della vita religiosa: il pubblico si diverte, ammirando la creatività di questi ragazzi che si sono appena consacrati. Qualcuno, forse senza pensarci molto, si lascia andare a dire: “Pensavo che nel seminario imparassero soltanto a pregare e far pregare!”.

Già domani questi giovani partiranno per i loro paesi e regioni per un periodo di vacanze in famiglia, dopo il quale dovranno fare l’esperienza del migrante, unendosi alle loro nuove comunità teologiche. Saranno chiamati a condividere la loro gioia, quella del Vangelo, e a dimostrare con la loro vita che la congregazione scalabriniana sta concretamente cambiando il suo volto in questo secolo XXI, continuando ad essere attuale e dinamica. Ciò è motivo di speranza per i milioni di migranti sparsi per il mondo che potranno avere ancora dei missionari pronti ad accompagnarli e a far ardere il loro cuore per l’annuncio sempre nuovo della risurrezione di Cristo.

Con immensa gioia ringraziamo il Signore per il dono di queste numerose vocazioni, nell’anno della Vita Consacrata, e chiediamo per loro il dono della perseveranza e la fedeltà al carisma scalabriniano. Chiediamo anche che la presenza di questa nuova bella realtà in congregazione riaccenda nel nostro cuore la passione missionaria, secondo l’esempio del nostro Beato Fondatore.