Tragedia Canale di Sicilia: Europa sempre più sgretolata
L’ultima ed ennesima tragedia del mare avvenuta il 9 febbraio 2015 mostra impietosamente come l’Europa non contribuisca efficacemente all’apertura di canali legali di migrazione
L’ultima ed ennesima tragedia del mare avvenuta il 9 febbraio 2015 nel Canale di Sicilia, che si aggrava di ora in ora, mostra impietosamente come l’Europa, fortezza sempre più sgretolata, da un lato si faccia paladina di diritti umani fondamentali, quindi anche nei confronti di migranti e rifugiati, ma dall’altro lato non contribuisca efficacemente all’apertura di canali legali di migrazione, così come varie voci gridano ormai da troppo tempo.
I rimedi? Inadeguati: per affrontare le migrazioni occorre un cambio “epocale”
«Chi vive ai margini, nelle periferie, con un linguaggio caro al Santo Padre, non rimane più a guardare la propria vita dissolversi tra soprusi e violazioni continue e compie scelte disperate – sottolinea padre Alessandro Gazzola, superiore generale della congregazione scalabriniana – ma rischia anche l’impossibile pur di vivere, anzi di sopravvivere, visto che l’alternativa è troppo spesso la morte».
«L’inadeguatezza dei rimedi, come anche l’operazione Triton tragicamente sta mostrando a chi nella Chiesa è impegnato al fianco dei migranti e dei rifugiati, esige un cambio “epocale” di gestione globale dell’immigrazione dell’Unione Europea – continua padre Gazzola – il bene compiuto con precedenti programmi, come Mare Nostrum, con il salvataggio di oltre 100.000 persone, appare purtroppo quasi vanificato dai fatti luttuosi recenti».
Per questo i missionari scalabriniani chiedono con rinnovata insistenza una definitiva presa di posizione dei governi dell’Unione Europea sul tema migratorio, in modo da giungere ad una politica unica europea sul sistema di accoglienza, sul riconoscimento dello status di rifugiato, assieme ad investimenti nei paesi di provenienza di questa massa di persone.