«Alzati, mangia e cammina»

Parlandoci di Elia, padre Gonçalves ci mostra i parallelismi tra i migranti e profeti perseguitati. Un viaggio in tre puntate per scoprire, come diceva il beato Scalabrini, che le migrazioni sono uno strumento della Provvidenza

Secondo alcuni teologi, esegeti e altri studiosi delle Scritture, Elia è una figura che rappresenta il prototipo del profeta itinerante di Nazareth. È infatti lui che insieme a Mosè appare accanto a Gesù nel momento della Trasfigurazione. Per una spiritualità della pastorale per i migranti, l’episodio del passaggio di Elia nel deserto (1Re 19,1-8) può essere molto utile. L’immagine del deserto, con l’impegno della sua traversata, è l’itinerario di ogni pellegrino. Ma anche quello di chi accompagna il percorso della immensa folla di pellegrini e dei migranti.

«Alzati»

Dopo aver passato a fil di spada i sacerdoti di Baal, Elia teme la vendetta della regina Gezabele. Fuggendo dalla sua presenza, si getta in fuga lungo la strada fino a raggiungere il deserto. Come Elia, un certo numero di fuggitivi e di profeti si ritrova costretto a sfuggire alla violenza. Per i migranti, si tratta generalmente di violenze legate alla povertà e alla miseria. Lontani dalla terra d’origine a causa di fame e privazioni, alla ricerca di un futuro più promettente in una terra straniera. Costretti alla migrazione, svellono le proprie radici nel tentativo di ripiantarle in una terreno più accogliente.

Per i rifugiati e gli sfollati, la fuga è legata soprattutto a motivi ideologici, politici o religiosi, spesso entrambi. È quanto accade ai profeti indesiderati. Sconvolgono con parole e gesti di fuoco che brillano nel buio, facendo tremare tiranni e potenti. Per i rifugiati come per i profeti perseguitati, la violenza tende ad essere più diretta e brutale, aperta ed esplicita. Così apertamente dichiarata da rendergli spesso impossibile tornare indietro. Sono destinati ad andare avanti, perché il ritorno può significare la prigione o la morte.

Umiliati nel deserto

Il cammino consuma le energie di ogni pellegrino: logora, indebolisce e porta alla stanchezza. Ancora peggio quando la marcia attraverso il deserto, sinonimo di aridità e sterilità. Elia va a sedersi sotto una ginestra e arriva al punto di desiderare la morte: «Ora basta, Signore! – dice – Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri» (1Re 19,4). E si sdraia per terra, addormentandosi all’ombra dell’albero. Quanti migranti, rifugiati e profughi, di fronte a tante porte chiuse e tante barriere, si trovano in questa situazione di stanchezza, umiliazione e disperazione! Privi di documenti, discriminati, emarginati. Lontano dalla famiglia, solitari e persi, non gli resta alto che farsi coraggio. Ma il coraggio ha i suoi limiti.

E quanti operatori pastorali, volontari e persone di buona volontà, che operano nel campo della mobilità umana, sperimentano la sensazione di inutilità, di impotenza e di fallimento, arrivando anche loro a stancarsi e disperarsi. Di fronte a milioni e milioni di persone senza radici e senza patria cos’è il nostro lavoro, se non una piccola goccia in un vasto deserto arido? Per di più troppe volte devono sopportare il disprezzo, la mancanza di riconoscimento, la prostrazione. Dove trovare la forza per continuare su questa strada ardua e deserta?

Niente più lutto

Ma il Signore manda un messaggero a Elia: «… un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Alza la testa, non sei solo. Niente più lutto, non piangere, asciuga dal viso le lacrime, che offuscano la vista e impediscono una visione chiara. Alza lo sguardo verso l’orizzonte. Se ti guardi in giro, vedrai la solidarietà dei tuoi fratelli, angeli del Signore, e la presenza di Dio nella tua vita. La carità, da un lato, e la fede, dall’altro, rafforzeranno la vostra speranza. Lascia il terreno paludoso e scivoloso della disperazione e dirigi i tuoi passi verso l’incrocio, dove si incontrano percorsi multipli e la gamma di possibilità si apre. E dove è necessario prendere una posizione, fare una scelta reale. Trasforma il lutto nel nuovo punto di partenza, nella spinta coraggiosa per riprendere la marcia.

Continua…

Padre Alfredo Gonçalves