Messico, studio e servizio ai migranti

Si sta concludendo la visita canonica della direzione generale scalabriniana nella provincia “San Giovanni Battista”, nel territorio delle Americhe. Il racconto di padre Alessandro Gazzola

Arrivando a Città del Messico mi rendo conto subito di trovarmi in un paese grande. Grande per una storia ricchissima di tradizioni, che affondano le radici in secoli lontani ma sono ancora profondamente presenti. Grande anche geograficamente, perché il Messico è sei volte e mezza l’Italia e la capitale che ci ospita ha circa 20 milioni di abitanti.

La presenza scalabriniana in Messico risale al 1980. Da allora sono nate e cresciute iniziative significative, in particolare nel campo vocazionale e nella rete di case di accoglienza per i migranti che, provenendo dal Messico e dai paesi limitrofi (Honduras, Guatemala, Salvador), tentano disperatamente la via della fortuna verso gli USA.

Città del Messico

Ad accogliere il sottoscritto e padre Luis Antonio, consigliere generale incaricato della formazione, è un piccolo gruppo di seminaristi guidati dal loro rettore, padre Giovanni Bizzotto. Ci raggiungono poi l‘economo e animatore, padre Miguel Lepe, il direttore spirituale, padre Carlo Titotto e gli altri seminaristi, una trentina di giovani. Eccetto due che stanno terminando l’ultimo anno delle scuole superiori, gli altri seminaristi frequentano i tre anni di filosofia previsti per ottenere il grado di baccellierato. Il mattino seguente arriva anche padre Jaime Aguila, animatore vocazionale nella parte meridionale del paese.

Un aspetto interessante di questa comunità, presso la quale ho avuto la possibilità di fermarmi diversi giorni, è la sua eterogeneità. È composta per una metà da oriundi messicani e per l’altra da ragazzi provenienti dal nostro seminario in Guatemala, dove esiste solo la prima tappa. Il clima è familiare e si respira aria di scalabrinianità. A rinforzare lo spirito di appartenenza contribuisce la presenza di qualche migrante, che abitualmente viene accolto e accompagnato nelle sue necessità più urgenti. Per i seminaristi questo è un gesto apprezzato e concretamente motivante nella scelta vocazionale.

Usiamo il tempo a disposizione per far visita alla stupenda basilica della Madonna di Guadalupe. In un clima spirituale gioioso, partecipiamo alla celebrazione della santa Messa e ci mettiamo in coda per passare vicino alla prodigiosa immagine della Guadalupana. Alla mente si affacciano volti, storie, richieste di preghiera.

Guadalajara

A Guadalajara visitiamo un altro nostro seminario. Diverso per stile di costruzione, è circondato dal verde e da un bel silenzio. Da qualche anno è sede del noviziato, ma in questo momento è semivuoto. Dei due attuali novizi, uno è fuori sede per un’esperienza di missione. Padre Francisco Pellizzari, che è il maestro, non ha motivo di stare con le mani in mano: non solo perché tra qualche mese inizierà il nuovo periodo di noviziato con un nutrito gruppo di candidati (da quest’anno durerà diciotto mesi), ma anche perché c’è la Casa del Migrante da mandare avanti. A mezz’ora di macchina dal seminario, infatti, il 1 giugno aprirà i battenti questa nuova struttura che accoglierà alcuni migranti in situazioni di emergenza.

In aiuto a padre Francisco c’è padre Antonio Muraro, che oltre a essere il responsabile dei postulanti ricopre l’incarico di vicemaestro. Il postulandato inizierà a metà luglio e vedrà riuniti insieme i candidati provenienti da Messico, Haiti, Colombia e Guatemala. Sarà una bella sfida. Completa il quadro la presenza di padre Ernesto Esqueda, che è l’altro confratello incaricato dell’animazione vocazionale nel Messico.

Nell’insieme una realtà ricca e affascinante: anche qui il volto nuovo della congregazione sta mostrando sempre più storie, culture e sensibilità arricchenti e che, per certi versi, richiedono una forte responsabilità.

Padre Alessandro Gazzola