Il libro sul carteggio Scalabrini-Bonomelli
Si intitola Correspondência Scalabrini-Bonomelli: Controvérsias com os Intransigentes, è curato da Dirceu Cutti e pubblicato dal Centro de Estudos Migratórios (CEM) di Missão Paz, e presenta la corrispondenza epistolare tra i vescovi Giovanni Battista Scalabrini e Geremia Bonomelli
Il volume Correspondência Scalabrini-Bonomelli: Controvérsias com os Intransigentes presenta la corrispondenza epistolare tra il beato Giovanni Battista Scalabrini e Geremia Bonomelli, due vescovi che hanno saputo leggere le grandi trasformazioni verificatesi nel mondo, e in particolare in Italia, più di un secolo fa.
Cinquecento lettere, dal 1881 al 1905
Pubblicato dal Centro de Estudos Migratórios (CEM) di Missão Paz, la realtà scalabriniana per i rifugiati attiva nella città di São Paulo in Brasile dal 1939, il volume è stato curato da Dirceu Cutti, laico scalabriniano a lungo direttore della Revista Travessia, ed è stato proprio a São Paulo.
Il carteggio (disponibile in portoghese) raccoglie circa cinquecento lettere che vanno dal 1881 al 1905, anno di morte del Fondatore della congregazione scalabriniana, ed è il risultato di alcuni anni di lavoro (“intermittente” precisa l’autore, impegnato nel frattempo anche nelle attività del CEM e della Casa do Migrante di Missão Paz).
Una priorità non programmata
Significativo il sottotitolo dell’opera: Controvérsias com os Intransigentes (Controversie con gli intransigenti), a sottolineare che al centro del carteggio non c’è lo Scalabrini del rinnovo della catechesi, delle visite pastorali e della formazioni del clero (priorità che egli stesso si diede nel rilevare la diocesi di Piacenza), ma quello che ebbe a che fare con un’altra priorità, non programmata e che prese sempre più il sopravvento sulle sue iniziative: i migranti.
«I cambiamenti del loro tempo [di Bonomelli e di Scalabrini] erano cambiamenti di paradigmi – scrive Cutti – e richiedevano quindi menti aperte. Il terreno su Scalabrini si trovò era, a tutti gli effetti, un campo minato. Da uomo d’avanguardia, non venne meno a ciò che riteneva essenziale. Si impegnò anima e corpo, spesso raccogliendo per sé nient’altro che dolore e disagio».
In effetti in questi scritti le manifestazioni di sofferenza e stanchezza sono più frequenti di quelle di gioia. «Chi non sa perdere ore di sonno per una causa, difficilmente saprà capire Scalabrini con il cuore; resterà allora come via di accesso quella della ragione, insufficiente per un vero scalabriniano».
Per approfondire
Già nel maggio 2015 alle due grandi figure di vescovi era stata dedicata una giornata di studio a Piacenza. I contributi presentati sono poi stati raccolti nel libro dal titolo , curato da padre Fabio Baggio, missionario scalabriniano e sottosegretario della Migrants & Refugees Section.
Recentemente è stato pubblicato anche Scalabrini, uomo di dolori e disagi. Martire della vita quotidiana, sempre di Dirceu Cutti. Prendendo spunto proprio dal carteggio tra Scalabrini e Bonomelli ed esaminando il contesto italiano e quello ad intra ecclesia, l’autore tratteggia la figura del fondatore della congregazione scalabriniana in modo inedito, descrivendolo come «un uomo segnato da dolori e da disagi, definito quindi “martire della vita quotidiana”» (ha scritto nella sua introduzione al testo padre Mario Geremia).