Quattro persone e una promessa. Sono gli inizi della congregazione scalabriniana, che il 28 novembre 2019 festeggia il suo 132° anniversario
Nel 1887 il beato vescovo di Piacenza fondava la congregazione dei missionari di San Carlo per i migranti. Padre Chiarello, superiore generale: “Cristo ha incontrato Scalabrini alla stazione”
Il 28 novembre 1887 il vescovo Giovanni Battista Scalabrini fondava la congregazione dei missionari di San Carlo. «Oggi ricordiamo quegli inizi, ricordiamo che siamo piccola cosa – scrive per l’occasione padre Leonir Chiarello, superiore generale dei missionari scalabriniani – Certo, la forza dello Spirito rimane prorompente, la sensibilità di Scalabrini rimane attuale, il coraggio di seguirlo si è manifestato in tanti altri preti e fratelli missionari. Ma la messe rimane così grande».
“Era stato un piccolo inizio”
Il messaggio Incontro con Cristo e Maria Immacolata, nel ricordo della Fondazione, pubblicato oggi e disponibile in quattro lingue, ripercorre le circostanze originarie che portarono alla nascita della congregazione, partendo da un dato essenziale: la disponibilità di quattro persone (“due preti, un parroco e il Fondatore”) a rispondere nel miglior modo possibile alle necessità dei fratelli migranti. Da quell’impegno iniziale (la promessa di “dedicarsi ai migranti per cinque anni”) moltissimo è stato fatto.
Padre Chiarello è attualmente in Asia per la visita canonica alla Provincia scalabriniana Santa Francesca Cabrini (che raccoglie i missionari di Australia, Filippine, Giappone, Indonesia, Taiwan e Vietnam), e la circostanza dà naturalmente spazio alla considerazione di quanto sia crescita la congregazione nei 132 anni trascorsi dalla sua fondazione.
«Oggi, quasi al termine della visita canonica alla provincia Santa Francesca Cabrini, benedico il nuovo seminario di Maumere. È fonte di consolazione vedere che ci sono ancora tanti giovani che hanno incontrato Cristo e chiedono dove abita (…) Era stato un piccolo inizio, tre preti e un fratello missionario in Australia 67 anni fa. Ora incontrano i migranti anche in Giappone e Taiwan, nelle Filippine, in Indonesia e Vietnam e loro stessi hanno tante sembianze, ma lo stesso volto di discepoli del Fondatore».
L’invito di Cristo alla prossimità con i migranti
Centro del messaggio è però l’incontro con Cristo, tematizzato proprio alla vigilia del percorso di Avvento in preparazione al Natale. È ancora una volta l’occasione per parlare di prossimità, di relazione, di accoglienza. E anche di povertà. Gesù, scrive infatti padre Chiarello «non si è fatto povero per lasciarci poveri. È suo volere che diventiamo ricchi della sua povertà, cioè ricchi perché capaci di prossimità. La scelta di Cristo è norma anche per noi. Dobbiamo essere capaci di prossimità con i migranti. (…) Cristo ha incontrato Scalabrini alla stazione».
C’è anche un altro anniversario da celebrare a breve, ricorda padre Chiarello: è quello dei 125 anni dalla prima professione perpetua dei missionari (diciassette in tutto) voluti da Scalabrini, celebrata l’8 dicembre 1894. Era la festa dell’Immacolata, e alla Vergine il beato vescovo era particolarmente devoto.
L’8 dicembre di quest’anno, conclude padre Chiarello rivolgendosi ai missionari «siamo invitati a rinnovare i voti, un’usanza che Scalabrini aveva introdotto nella Regola del 1895, “premesso un giorno di spirituale ritiro”. Forse l’usanza ha perso un po’ della sua solennità, ma non possiamo ricordare gli inizi della Congregazione senza ricordare gli inizi della nostra promessa e chiedere “l’aiuto della Beata Vergine Maria”».