USA, Obama e questione migranti: i nodi vengono al pettine
Moltissime le organizzazioni che si dicono scontente dell’attuale politica americana sugli immigrati minori del Centro America. Tra questi anche lo Scalabrini Internationl Migration Network
Lo Scalabrini Internationl Migration Network (SIMN) si è unito ad altre 380 organizzazioni della società civile per denunciare il fallimento dell’attuale amministrazione degli USA nella politica sugli immigrati minori del Centro America.
Quasi 1,2 milioni migranti
Nella lettera al presidente Obama le organizzazioni che si occupano dei diritti di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo mettono in luce le situazioni problematiche di quanti provengono da El Salvador, Guatemala e Honduras. Circa 1,2 milioni di persone, la cui sicurezza potrebbe essere a rischio se venissero deportate nei loro paesi di origine.
Inoltre l’aumento delle famiglie e dei bambini in fuga da questi paesi non è un problema di immigrazione, ma piuttosto una vera e propria crisi umanitaria che ha un disperato bisogno di una risposta adeguata.
Un esperimento fallito
Se è vero che l’amministrazione Obama ha cominciato a prendere misure per riconoscere questa realtà, tuttavia si è continuato a trattare chi fa richiesta dello status di rifugiato e che si trova già negli Stati Uniti come migrante economico (anziché rifugiato, appunto) riavviando l’esperimento fallito della detenzione famigliare e così riducendo il diritto di un processo legale e dovuto.
Le organizzazioni continueranno perciò a lottare per una vera riforma, ma non aspetteranno in silenzio. Sono queste a chiedere ancora a Obama, infatti, di utilizzare il tempo rimanente della presidenza per individuare tutte le opzioni atte ad alleviare le sofferenze della immensa comunità immigrata negli USA, mantenendo al contempo l’unità famigliare. Fallire su questo ultimo punto, così delicato, rischia di consolidare l’habitus di espulsione che ha condotto alla deportazione di quasi tre milioni di madri, padri, figli e figlie.
Un nuovo sforzo
La lettera riunisce un gruppo di voci crescenti in supporto del Temporary Protected Status (TPS) per i paesi del Triangolo Nord, inclusi più di 100 docenti di diritto dell’immigrazione e amministrativo; 200 gruppi di varie religioni; 146 membri della Camera dei Rappresentanti e 23 membri del Senato degli USA. Uno sforzo rinnovato, dato che la richiesta di un TPS era già stata inviata quest’anno da più di 270 organizzazioni.
Padre Gabriele Beltrami