Le migrazioni in Europa, bilancio 2015

Rotta balcanica e Mediterraneo, persecuzione e povertà, confusione e disinformazione, accoglienza e violenza. Tutte parole che abbiamo visto quest’anno associate al fenomeno delle migrazioni, un tema che non ha mai cessato di essere all’ordine del giorno

Il numero di immigrati e rifugiati ha bussato alle porte d’Europa che nel corso del 2015 ha superato ogni previsione. L’anno non è ancora finito è già il numero ha oltrepassato il milione di persone, oltre quattro volte i dati dell’anno precedente (è quanto ha dichiarato l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni lo scorso 22 dicembre).

Due strade

Due le strade percorse da chi fugge: la prima attraversa il Mediterraneo e ha per destinazione i porti di Italia, Spagna, Cipro e Malta; la seconda, la rotta balcanica, attraversa Turchia, Grecia, Macedonia, Bulgaria e Ungheria. Si parla di una massa composta da 455mila siriani, 186mila afgani e da altre nazionalità per la parte restante. L’80% entra nella rotta balcanica, l’altra sceglie le acque del Mediterraneo e, anche se lo sbarco avviene nei paesi del sud, il vero traguardo è il nord del continente, soprattutto la Germania.

In questo grande afflusso di migranti e rifugiati ha sorpreso l’aumento della presenza di donne e minori non accompagnati. Secondo lo stesso rapporto dell’OIM, non meno di 3.700 persone sono morte nella traversata, di cui una gran parte minori, probabilmente orfani di violenza nei paesi d’origine. Hanno fatto il giro del mondo l’immagine emblematica del bambino morto sulla spiaggia e il grido del padre disperato. Una tragedia che purtroppo si è ripetuta con una certa frequenza in questo finale di anno.

Quali sono le ragioni di una tale fuga? Fondamentalmente due: i conflitti armati, la persecuzione etnica e religiosa e la guerra civile da un lato; precarietà, povertà, miseria e fame dall’altro. In breve, ad alimentare gli spostamenti di massa dai paesi periferici a quelli centrali sono la violenza e la mancanza di opportunità. In tale situazione, si deve cercare un futuro migliore.

Confusione e disinformazione

In Europa prevale l’ambiguità, implicita nell’uso stesso delle espressioni crisi migratoria e problema migratorio. Da parte dei governi, mentre alcuni alzano muri, altri si sforzano di cercare soluzioni umanitarie attraverso il sistema delle quote. I media, troppo spesso, mescolano e confondono le informazioni su migrazione, traffico di esseri umani, terrorismo e interventi delle forze dell’ordine.

L’insinuazione, più o meno consapevolmente, dell’esistenza di un legame tra queste quattro aree di cronaca quotidiana conduce inevitabilmente alla criminalizzazione dei migranti e al rafforzamento delle tendenze violente. La popolazione, a sua volta, oscilla tra la paura degli altri e gli appelli di papa Francesco a superare la cultura dell’indifferenza a favore di quella dell’accoglienza e della solidarietà.

Una cosa è certa: nella seconda metà del 2015 il tema delle migrazioni ha occupato spazio significativo su giornali, telegiornali e media in generale; nelle polemiche tra i partiti; nei dibattiti politici e durante le riunioni dell’Unione europea – per non parlare delle conversazioni in strada, nei bar, nei supermercati, alle fermate degli autobus e nelle stazioni. Idem nelle delle chiese, e nelle varie istituzioni e organizzazioni non governative. Possiamo concludere che in questo periodo, nel bene e nel male male, il fenomeno migratorio è sempre stato all’ordine del giorno.

Padre Alfredo J. Gonçalves