Il futuro del lavoro per i migranti: i report di tre centri studio scalabriniani
SMC, SIHMA e CMS hanno pubblicato le proprie ricerche a supporto dell’iniziativa globale “The Future of Work, Labour After Laudato Sì”
Il 16 marzo 2020 tre dei sette centri appartenenti alla federazione dei centri studio G.B. Scalabrini sulle migrazioni hanno pubblicato in contemporanea dei rapporti sul futuro del lavoro per i migranti.
I centri sono lo Scalabrini Migration Center (SMC) di Manila, lo Scalabrini Institute for Human Mobility in Africa (SIHMA) di Cape Town e il Center for Migration Studies (CMS) di New York. Le ricerche, commissionate dall’International Catholic Migration Commission (ICMC), sono legate all’iniziativa The Future of Work, Labour After Laudato Sì, un progetto globale che vede riunite associazioni, movimenti, comunità, conferenze episcopali, centri sociali e università per dare seguito alla seconda enciclica di papa Francesco, promuovendone l’attuazione in settori legati al mondo del lavoro.
I contributi sono stati presentati per la prima volta nel dicembre 2019 al meeting del gruppo di lavoro Asia-Oceania dell’ICMC, durante la conferenza sul futuro del lavoro svoltasi Bangkok, in Thailandia.
CMS di New York: principi etici per la migrazione internazionale

Il report del Center for Migration Studies di New York è stato scritto da Donald Kerwin, executive director del CMS. Intitolato International Migration and Work: Charting an Ethical Approach to the Future, il documento esamina i principi etici che dovrebbero governare il futuro del lavoro e della migrazione internazionale basandosi su una ricognizione della letteratura accademica, dei casi di studio, del diritto internazionale, dei Global Compact su migranti e rifugiati e dalla dottrina sociale.
«Come è stato ampiamente riconosciuto – scrive Kerwin – la migrazione è una strategia anti-povertà senza tempo (…) i migranti non dovrebbero mai essere visti come un “problema” da risolvere. Il lavoro dignitoso, a sua volta, rappresenta un diritto umano, un requisito del bene comune e un modo per raggiungere “la realizzazione come essere umano” (…). Nel pensiero sociale cattolico, è un prerequisito per lo sviluppo umano integrale e integrale.
(…) Le sfide che affrontano i lavoratori e i migranti internazionali sottolineano una serie di condizioni – istruzione, formazione professionale, informazioni tempestive, sicurezza, opzioni di migrazione legale, opportunità di apprendimento permanente, benefici portatili, alloggio e assistenza sanitaria – che devono essere universalmente disponibili affinché tutti possano prosperare nell’economia globale».
SMC di Manila: i pescatori come le vittime di tratta
Lo Scalabrini Migration Center di Manila, nelle Filippine, presenta due studi di dell’executive director Maruja M.B. Asis. Il primo, Out at Sea, Out of Sight: Southeast Asian Fishermen on Taiwanese Fishing Vessels, si basa su una serie di interviste fatte ai pescatori migranti, attori importanti in un settore, quello della pesca, che contribuisce in modo significativo all’economia di Taiwan.
In particolare lo studio rileva che, nonostante l’attenzione ai problemi dei pescatori e alcune azioni governative per porvi rimedio, resta ancora molto da fare per migliorare il lavoro e la vita dei marittimi, le cui condizioni hanno elementi riconducibili alla tratta e al lavoro forzato (abuso di vulnerabilità, inganno, limitazione dei movimenti, isolamento, violenza fisica e sessuale, schiavitù del debito).
Il secondo report si intitola invece “Sowing Hope: Agriculture as an Alternative to Migration for Young Filipinos? ed esplora la questione dell’invecchiamento degli agricoltori e del passaggio generazionale nelle Filippine, dove dei programmi che mirano a rendere l’agricoltura una carriera praticabile potrebbero impedire ai giovani di emigrare.
L’attuale partecipazione dei giovani filippini alla migrazione internazionale è infatti molto critica a causa della loro concentrazione in lavori meno qualificati (e anche meno protetti). Questa generazione avrebbe maggiori probabilità di rendere l’agricoltura il proprio sostentamento se potesse considerarla una carriera redditizia, ben supportata, moderna e socialmente preziosa.

SIHMA di Cape Town: lavorare sotto minacce e violenze

Il documento dello Scalabrini Institute for Human Mobility in Africa di Cape Town si intitola Labour-related experiences of Migrants and Refugees in South Africa e tratta dell’impatto delle politiche del lavoro sulle condizioni di povertà di migranti, rifugiati e richiedenti asilo nella città sudafricana.
Per loro l’accesso al mercato del lavoro è infatti incredibilmente difficile; quando avviene, i migranti permangono in uno stato di particolare vulnerabilità: sono soggetti a minacce, sfruttamento, pratiche xenofobe, violenza e abuso, particolarmente le donne.
«I risultati, le informazioni e le raccomandazioni tratte dalla ricerca sono essenziali per migliorare le circostanze alquanto terribili per i migranti che lavorano o cercano lavoro in Sudafrica – scrive l’autrice, la ricercatrice Marinda Weideman – Questa ricerca, insieme ad altre ricerche simili, confuta le indicazioni fuorvianti, sebbene ampiamente pubblicizzate, secondo cui i lavoratori migranti stanno approfittando delle opportunità di lavoro della popolazione locale».