Il muro del Brennero

L’Austria sta costruendo la sua barriera. Il commento di padre Ermenegildo Baggio, segretario generale della congregazione scalabriniana

La condanna del cosiddetto muro del Brennero da parte di autorità morali e politiche di diversa estrazione e per i più disparati motivi è stata vasta, quasi unanime: è stato stigmatizzato come il fallimento dell’Europa e dei suoi valori.

È un muro causato da un fenomeno migratorio nuovo, che pare assomigliare alle migrazioni di intere popolazioni alla fine dell’impero romano. Un fenomeno che subentra agli spostamenti di manodopera che eravamo abituati a chiamare migrazione dalle campagne alle città: spostamenti interni e da paesi prevalentemente agricoli verso paesi industrializzati bisognosi di manodopera.

Un aspetto particolare di questo nuovo fenomeno è che si tratta anche di migrazione religiosa. L’islam torna a insediarsi in Europa. Non accadeva dal 2 gennaio 1492, quando Ferdinando e Isabella, Los Reyes Católicos (I Re Cattolici), espulsero dalla penisola iberica l’ultimo dei governanti musulmani, Boabdil di Granada.

In fondo abbiamo vissuto di fatto fino a qualche decennio fa, senza rendercene conto, sotto il principio cuius regio, eius religio, (la religione sia quella del proprietario della regione) non più regionale ma mondiale: cristianesimo in occidente, islam nel medio oriente, buddismo e induismo in Asia.

Ci troviamo impreparati al nuovo fenomeno per tanti motivi. Uno in particolare? Noi europei non sappiamo più affrontare a livello culturale, intellettuale e politico il tema della religione. La cultura dominante illuministica e secolarizzata, che in Europa permea anche la mentalità dell’uomo di strada, considera la religione un residuo storico in via di estinzione, al massimo una scelta privata come, ad esempio, quella di essere vegetariani.

Pare non sia così. Di fatto però ci mancano le parole per dibattere di religione, in concreto di islam e cristianesimo. L’ultimo grande apporto per un possibile dibattito è stato il discorso di papa Benedetto a Ratisbona. Non è preoccupante che sia stato accolto negativamente dai mussulmani, preoccupante è che non sia stato difeso e ripreso dai nostri intellettuali d’occidente.

Gli incontri tra popoli e religioni sono sempre stati anche confronti e spesso scontri: i muri fanno parte di questa dinamica storica. Ma la storia non si ripete mai come una fotocopia. I muri medievali erano muri ciechi, non ci si vedeva attraverso; oggi i muri sono di filo spinato, per cui si vede cosa c’è dall’altra parte, ma sono muri muti, senza parole che ne sappiano dare un qualche senso per lo meno discutibile, paiono un atto di chiusura autistico. Non è certo un buon segno. In ogni caso, è una sfida straordinaria.

Padre Gildo Baggio