Pronti al Forum su Migrazione e Pace. Padre Gazzola, superiore generale scalabriniano: «Mettiamo in comune risorse e differenze»

In preparazione all’International Forum on Migration and Peace, il 20 febbraio 2017 si è svolto a Roma un Preforum Workshop delle organizzazioni cattoliche

In preparazione all’International Forum on Migration and Peace, il 20 febbraio 2017 si è svolto a Roma un Preforum Workshop per fare il punto sul contributo delle organizzazioni religiose alla gestione dell’attuale crisi migratoria.

Tra gli interventi anche quello di monsignor Gian Carlo Perego e quelli degli scalabriniani monsignor Silvano Maria Tomasi (Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale), padre Fabio Baggio (sottosegretario alla sezione Migranti e Rifugiati dello stesso dicastero), padre Alessandro Gazzola (superiore generale della congregazione scalabriniana) e padre Gianni Borin (superiore regionale dei missionari di Europa e Africa).

Ascolto e impegno comune

Tra le finalità di questo laboratorio che precede la sesta edizione del Forum (Roma 21-22 febbraio 2017), c’è anche quello, ha sottolineato monsignor Tomasi, di «cercare un obiettivo comune per prepararsi anche ad altri eventi, come la conferenza delle Nazioni Unite del 2018, nella quale si produrranno due documenti su migranti e rifugiati ai quali potremmo dare il nostro apporto».

Padre Baggio ha poi presentato le priorità 2017 per la sezione Migranti e Rifugiati di cui è sottosegretario: «ascolto delle chiese particolari; preparazione alla Conferenza Intergovernativa sulle Migrazioni Internazionali del 2018; offerta di una piattaforma a chiunque voglia diffondere una buona notizia sul tema; impegno con i governi ostili al mondo migrante e attenzione particolare alle vittime della tratta».

Ad esporre i progetti missionari in risposte alla sfide in Europa e Africa, padre Gianni Borin: «Operiamo in 10 paesi con 140 religiosi. La regione intende promuovere la cura pastorale anche attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro e l’educazione». Prioritaria, per padre Borin, è la pastorale interculturale tra le giovani generazioni: «Siamo a servizio delle chiese locali, proponiamo buone pratiche e modelli. Possiamo contare su 17 missioni di lingua italiana, 15 per i lusofoni, 6 per gli ispanofoni, 7 per i filippini, 1 per gli haitiani e su 3 missioni multietniche»

Da un “insieme di lavori” a un “lavoro di insieme

Padre Gazzola: «Le attuali crisi umanitarie che affrontano i migranti sono solo un iceberg che rivela la crisi del sistema economico attuale (che esclude la parte più debole della società)». Nei 34 paesi del mondo in cui si trova a operare, continua il superiore generale, la congregazione scalabriniana risponde alla sofferenza dei migranti in due modi: cura pastorale (tramite parrocchie, missioni, case di accoglienza) e studio (tramite centri di ricerca).

Data la scarsa capacità di governance del fenomeno da parte dei governi, «avvertiamo l’urgenza di un’azione sinergica con le forze cattoliche e della società civile in cinque aree»: conoscenza dei fenomeni migratori; formazione dei quadri; riduzione dei fattori di migrazione forzata; assistenza umanitaria e integrazione nei paesi di accoglienza; incidenza politica in favore dei migranti e rifugiati. «Occorre volontà di percorrere il cammino (forse lento) che va da un “insieme di lavori” a un “lavoro di insieme”, mettendo in comune risorse e differenze».

La Redazione