Padre Leonir Chiarello: “L’immobilità imposta ai missionari della mobilità umana è un’occasione per aumentare la creatività pastorale

Dal Guatemala, dove si trova per la visita canonica interrotta a causa delle disposizioni per la pandemia da coronavirus, il superiore generale dei missionari scalabriniani ha inviato a tutti i membri della congregazione un messaggio sulla difficile situazione che stiamo vivendo

Il 17 marzo 2020 padre Leonir Chiarello, superiore generale della congregazione scalabriniana, ha inviato a tutti i confratelli un messaggio per incoraggiarli durante questo difficile tempo di Quaresima segnato a livello mondiale dalla malattia, e dalle restrizioni e dalle limitazioni imposte dal coronavirus.

Padre Chiarello si trova attualmente in Guatemala dove, proprio a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza coronavirus, si è interrotta la visita canonica alla provincia scalabriniana San Giovanni Battista che è iniziata a febbraio e avrebbe dovuto concludersi ad aprile.

Insieme a lui c’è anche padre Mario Geremia, consigliere generale e responsabile per la missione e il coordinamento degli assistenti religiosi dei laici. A causa della chiusura delle frontiere, i due missionari dovranno restare in Guatemala per due settimane.

Migranti, “senza una casa per restare a casa

Nel testo del messaggio, dal titolo “Tutte le miserie umane commuovevano il suo gran cuore”, il pensiero del generale va anzitutto alle vittime del contagio, «facciamoli presenti nella nostra preghiera, che deve includere anche il personale medico e sanitario che con tanta passione e sacrificio si sta dedicando alle loro cure».

Tra quanti soffrono particolarmente a causa di quest’emergenza occorre ricordare i migranti e rifugiati: costretti alla mobilità per ragioni di sicurezza e lavoro, «si trovano a fronteggiare questa emergenza, ma spesso senza avere un sistema di protezione alle spalle e senza avere una casa per restare a casa».

Un’occasione per rinsaldare la vita fraterna

Infine padre Chiarello si rivolge ai confratelli sparsi in tutti i continenti, inviandoli ad attenersi a quando viene indicato dalle autorità competenti, una raccomandazione che lo stesso beato Scalabrini rivolgeva ai suoi quando il colera minacciava la diocesi di Piacenza nel 1884.

«L’immobilità imposta ai missionari della mobilità umana non deve però lasciarci immobili nel nostro anelito missionario – scrive il generale – Anzi, è un’occasione per aumentare la nostra creatività pastorale, soprattutto utilizzando i moderni mezzi di comunicazione. (…) Questa immobilità può anche essere un’occasione per rinsaldare i nostri vincoli fraterni, per conoscerci meglio gli uni gli altri, per riscoprire che la vita fraterna in comune è davvero fonte di serenità, perché è “comunità di fede e di culto”».