Vedere, commuoversi, agire

Nell’inserto per il numero di gennaio-febbraio 2021 della rivista Scalabriniani, la Direzione generale presenta una riflessione sulla dinamica dell’annuncio, al quale la congregazione ha dedicato l’anno corrente. Eccone alcuni estratti

Aspetto costitutivo della missione ecclesiale, l’annuncio è carattere fondante della congregazione scalabriniana, chiamata a rigenerarsi evangelizzando. Per questo è stato scelta come tema per guidare la riflessione dei missionari nel 2021, dopo che negli anni scorsi erano stati indicati come caratterizzanti i temi del dialogo e dell’incontro.

Vi proponiamo quindi un contributo della riflessione scalabriniana sul tema. Per il numero di gennaio-febbraio 2021 della rivista Scalabriniani, la Direzione generale scalabriniana ha infatti curato un contenuto intitolato proprio L’anno dell’annuncio, in cui la dinamica dell’atto viene articolato in tre passaggi: Vedere, Commuoversi, Agire. Il testo è disponibile all’interno della rubrica Uno sguardo sul mondo scalabriniano dalla terrazza della Direzione Generale, pp. 19-22. Eccone alcuni estratti.

Purificare lo sguardo

«Scalabrini ha saputo vedere le migrazioni con gli occhi del pastore, preoccupato per la sorte dei cristiani della sua diocesi; con gli occhi del cittadino, sensibile alle sorti dei suoi connazionali; con gli occhi del profeta, capace di vedere l’azione di Dio nella storia. (…)

C’è sempre bisogno di purificare il nostro sguardo, di vedere oltre l’orizzonte da cui siamo abitualmente circondati. Per fare questo, è necessario a volte salire più in alto per vedere più lontano, ed è ancora più necessario a volte scendere più in basso, “uscire fuori della porta” (At 16,13) per toccare con mano la realtà. (…)

È nostro dovere mantenerci aggiornati sui continui cambiamenti che attraversano le migrazioni e le conseguenze nell’interazione con la società e la Chiesa. Uscire fuori della porta vuol dire essere a fianco dei migranti di cui nessuno si occupa, i migranti che rimangono alla periferia della nostra attenzione e spesso anche dell’attenzione delle istituzioni. Come ci ricorda papa Francesco: “È una questione ermeneutica: si comprende veramente la realtà se la si guarda dalla periferia”».

Come porvi rimedio?

«La commozione di Scalabrini non è stata superficiale. “Partii commosso. Un’onda di pensieri mesti mi faceva nodo al cuore”. Ed è una commozione che non dura un attimo: “Da quel giorno la mente mi andò spesso a quegl’infelici”. (…)

Lo sappiamo anche noi, non è commosso chi dice “poverini” e tira dritto. La commozione vera viene condivisa, diventa incontro in cui ci si confronta per verificare che non si tratti soltanto di emozioni. La commozione vera fa nascere domande, come le fece nascere a Scalabrini: “Come porvi rimedio? “. Ci troviamo spesso per interrogarci, verificare, pianificare. Sarebbe utile iniziare col chiederci: quale commozione continua a tornarci alla mente?».

In comunione, con umiltà

«La pastorale ordinaria è stata fortemente indebolita dalla pandemia, che ha costretto tutti a diminuire le iniziative, cancellare gli incontri, raccogliersi con pochi nelle assemblee domenicali o nelle celebrazioni comunitarie. Ma è stata anche costretta a rinnovarsi, dando un forte accento alla parola, migliorando i modi e i mezzi per raggiungere chi non poteva muoversi, allargando i pioli della tenda oltre i soliti volti. (…)

Le nuove proposte ed iniziative missionarie devono nascere dal vedere e commuoversi che viviamo nelle singole regioni e province. Come suggerito dal Capitolo, il primo aspetto a cui guardare è: dove ci stanno chiamando i migranti? La seconda domanda che ci guida sulle strade nuove dell’evangelizzazione e della prossimità è: con chi percorriamo il cammino? Nella risposta a queste domande il nostro annuncio sarà annuncio della gioia del Vangelo, denuncia dell’ingiustizia che soffrono i migranti, annuncio fatto con umiltà da comunità che vivono la comunione».