Carovana dal Centro America ferma in Guatemala: l’appello degli scalabriniani
I missionari in El Salvador, Guatemala e Messico esprimono solidarietà alle migliaia di persone migranti criminalizzate nel tentativo di attraversare il Guatemala per raggiungere il confine con il Messico
I missionari scalabriniani in El Salvador, Guatemala e Messico hanno pubblicato il 20 gennaio 2021 un comunicato per esprimere solidarietà alle migliaia di persone migranti che compongono la carovana proveniente dal Centro America, in maggior parte dall’Honduras, e diretta verso gli Stati Uniti.
A seguito della repressione del tentativo della carovana di attraversare il Guatemala per raggiungere il confine con il Messico (e della criminalizzazione di persone che, spinte dalla disperazione, lasciano il proprio paese in cerca di una vita più dignitosa e senza violenza), gli scalabriniani riaffermano il proprio impegno ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti e rifugiati, secondo il magistero di papa Francesco.
Nessuna giustificazione per la criminalizzazione
«Riteniamo che, invece di aiutare i migranti nella loro ricerca di benessere e sicurezza, le carovane stiano causando disprezzo, repressione e xenofobia – si legge nel comunicato – Chi le organizza viola i diritti dei migranti e mette a rischio bambini, adolescenti, anziani e disabili che vengono utilizzati come “scudo umano” per facilitare il passaggio del contingente più numeroso».
Gli scalabriniani sottolineano poi che il Convenio Centroamericano de Libre Movilidad, firmato da El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua, consente il transito intra-regionale dei cittadini dei Paesi firmatari tra questi Paesi, senza necessità di passaporto e con procedure di immigrazione rapide. «Riconosciamo il diritto degli Stati di proteggere la propria sovranità nazionale, ma ciò non giustifica né autorizza i migranti a essere trattati come criminali, detenuti e repressi con bastoni, pietre e gas lacrimogeni».
La Casa del Migrante, un santuario per i pellegrini
Ad essere condannati sono anche gli interventi da parte della Policía Nacional Civil (PNC) e dell’esercito guatemalteco avvenuti lo scorso martedì 19 gennaio nella Casa del Migrante Sin Fronteras a Tecún Umán, in Guatemala: «Ribadiamo il nostro impegno a collaborare con i diversi attori coinvolti nella protezione dei migranti, comprese le forze dell’ordine. Ciò non significa che le persone che si trovano nei centri di assistenza per migranti rimangano a disposizione delle autorità; ciò viola le garanzie individuali e la tradizione ecclesiale di essere un santuario per i pellegrini».
Da ultimo l’esortazione alle forze di sicurezza e ai governi di Honduras, Guatemala e Messico affinché rispettino i diritti umani delle persone in situazioni di mobilità umana.