Contested Humanities: ecco cosa si è detto

Si è conclusa l’edizione 2019 della conferenza sul ruolo di Chiese cristiane e associazioni nell’accoglienza di migranti e rifugiati in Europa. A promuovere l’evento, lo Scalabrini International Migration Institute, l’Università di Oslo e il Norwegian Institute di Roma

Per tre giorni, dal 1 al 3 aprile 2019, docenti, ricercatori e religiosi esperti a vario titolo di mobilità umana hanno partecipato a Roma a Contested Humanities: a Dialogue on Ecumenical Spaces of Hospitality in Europe.

La conferenza, ospitata dalla Pontificia Università Urbaniana, verteva sul ruolo di Chiese, Ong, associazioni per i diritti umani e singoli cittadini nella promozione dell’ospitalità, dell’integrazione e dell’inclusione di migranti e rifugiati in Europa. Atteggiamento, questo, che sembra in controtendenza, dato che tra i vari stati dell’Unione si diffondono sempre di più strategie di chiusura e securitizzazione.

L’evento è stato organizzato dallo Scalabrini International Migration Institute (SIMI), in collaborazione con la Universitetet i Oslo (UiO) e il Norwegian Institute di Roma. «Direi che questi tre giorni sono andati molto bene – ha dichiarato padre Aldo Skoda, missionario scalabriniano e preside SIMI – certamente possiamo dire che abbiamo raggiunto un obiettivo importante: quello di creare spazi di dialogo e di confronto, mettere insieme attorno a un tavolo competenze diverse, teologiche, sociologiche, antropologiche, psicologiche, persone che lavorano sul campo dell’immigrazione e dell’accoglienza, della protezione e dell’integrazione e tutto con una prospettiva ecumenica». Molti gli interventi succedutisi nel convegno, che abbiamo cercato qui di raccogliere e sintetizzare brevemente.

Cosa si è detto a “Contested Humanities” Si è conclusa la conferenza sul ruolo di Chiese cristiane e associazioni nell’accoglienza di migranti e rifugiati in Europa. A promuovere l’evento, lo Scalabrini International Migration Institute, l’Università di Oslo e il Norwegian Institute di Roma

1 Aprile 2019, Mapping the challenge

Monsignor Silvano Tomasi sul dovere di interagire

Il panel dal titolo The Human, Christian and Ecumenical perspective on migration ha offerto i contributi di Antje Jackelen, arcivescovo luterano di Uppsala, in Svezia, e monsignor Silvano Tomasi, missionario scalabriniano ora al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

Monsignor Tomasi ha sottolineato come l’apertura agli altri sia anche una forma di auto-aiuto, perché solo insieme c’è sviluppo. «La solidarietà umana impone il dovere di interagire con i più vulnerabili del nostro tempo: i migranti sono tra questi».

Bloom e Waldenfels: cittadinanza e senso di appartenenza

Nel panel intitolato Claiming/Receiving the Migrants and Refugees in Europe, sono invece intervenuti Tendayi Bloom, Lecturer in Politics and International Studies presso la Open University, e Bernhard Waldenfels, filosofo e docente presso la Ruhr-Universität Bochum.

Bloom ha affrontato il tema del riconoscimento della cittadinanza (intesa anche come veicolo di relazione), mentre Bernhard Waldenfels ha offerto un’analisi del concetto di vicinato attraverso i lavori di Hobbes, Lévinas e Nietzsche (richiamando la tendenza all’autoconservazione tramite l’occupazione di uno spazio che conduce al senso di appartenenza a un luogo).

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2 Aprile 2019, Identity politics and beyond

Un esempio di buona pratica: Casa Scalabrini 634

In un momento dedicato all’analisi di alcuni casi studio, sono stati presentati i programmi e le attività di Casa Scalabrini 634 (qui l’intervista a Marianna Occhiuto, responsabile Comunicazione e fundraising della realtà scalabriniana di accoglienza e integrazione di migranti e rifugiati a Roma), della Bedrgsjön Congregation (qui l’intervista a Henrik Tornqvist) e della Rosengrenska Foundation di Gotheborg, in Svezia.

Thorleifsson, Battistelli e Barker: il populismo in Europa

Il panel Populism in Europe ha invece ospitato gli interventi di Cathrine Thorleifsson, ricercatrice presso il Centre for Research on Extremism della University of OSLO, Fabrizio Battistelli, docente di Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma, e Vanessa Barker, docente di Sociologia presso la University of Stockholm.

Partendo da come il nazionalismo populista strumentalizzi la religione per decidere chi può far parte o meno della popolazione (Thorleifsson), si è passati a considerare il successo della narrazione populista del fenomeno migratorio (Battistelli) per poi discutere del passaggio da un penal nationalism (basato su strumenti coercitivi come l’espulsione e la criminalizzazione per rispondere alla mobilità di massa) a un penal imperialism nella gestione della crisi dei rifugiati (Barker).

Negro e Sander sulle sfide dell’ecumenismo

Nel panel The ecumenical as resistance against human rights violation, il pastore battista Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), ha presentato le iniziative a favore dei migranti condotte tramite Mediterranean hope, il progetto che ha l’obiettivo di supportare le persone vulnerabili indipendentemente da religione o provenienza.

È stato poi il turno di Hans-Joachim Sander, docente presso la University of Salzburg, che ha individuato il cuore dell’ecumenismo nella resistenza contro la violazione dei diritti umani: si può accogliere solo accettando le sfide poste dalla diversità.

Cosa si è detto a “Contested Humanities” Si è conclusa la conferenza sul ruolo di Chiese cristiane e associazioni nell’accoglienza di migranti e rifugiati in Europa. A promuovere l’evento, lo Scalabrini International Migration Institute, l’Università di Oslo e il Norwegian Institute di Roma

3 Aprile 2019, Politics / Religion / Law

Nel terzo e ultimo giorno di lavori all’interno del panel dal titolo Promote welcoming and integration in Europe si sono confrontati monsignor Brian Farrell, segretario del Pontificio consiglio per la Promozione e l’unità dei cristiani, Mario Giro, ex viceministro al ministero degli Affari esteri, Maartje van der Woude, docente di Law and Society presso la University of Leiden, Trygve Wyller docente di Christian social practice presso la University of Oslo, e infine padre Fabio Baggio, missionario scalabriniano e sottosegretario della Migrants & Refugees Section.

I corridoi umanitari: una strada efficace

Dopo l’introduzione di monsignor Farrell, che ha fatto il punto sui passi percorsi nel cammino ecumenico, Mario Giro ha evidenziato come le politiche dell’Unione europea non sembrino esprimere la volontà di risolvere le questioni legate al fenomeno migratorio. È poi passato ad esporre il lavoro che la Comunità di Sant’Egidio ha condotto con i corridoi umanitari per i migranti in Italia, progetto peraltro attivo anche in altri stati europei e che, largamente accettato dall’opinione pubblica, rappresenta un valido strumento per approcciare la questione.

Vvan der Woude, Wyller e padre Baggio

Partendo dalla considerazione della resistenza all’ospitalità, dei nazionalismi e di una globalizzazione iniqua riconoscibili in Europa, Maartje van der Woude ha invece analizzato l’importanza delle narrazioni come fattore chiave per il passaggio a una compassione che possa provocare il cambiamento positivo.

Trygve Wyller ha sintetizzato le conclusioni prodotte dai tre giorni di lavoro della conferenza, ai quali hanno dato un significativo contributo anche i casi studio presentati oltre che naturalmente gli sforzi di studio dei ricercatori.

Padre Fabio Baggio ha quindi presentato la visione e la missione della Sezione migranti, di cui è sottosegretario e che è personalmente guidata da papa Francesco, per concludere con i progetti che essa sta attivando in Europa. La Migrants & Refugees Section lavora dialogando a un duplice livello, ecclesiale e politico, guidata dai 20 Punti di azione voluti dal pontefice per la promozione della cultura dell’incontro, unica soluzione alla paura dell’altro.

Il cammino insieme è appena iniziato

L’augurio, per dirla con le parole di Trygve Wyller, è che Contested Humanities possa essere soltanto l’inizio di un lungo cammino collettivo di riflessione sulle questioni migratorie, ora che i partecipanti hanno stretto nuovi legami e aperto nuovi spazi concedendo, così, un’ulteriore possibilità all’umanità in movimento.