Immigrazione: Kerwin risponde a Trump

Donald Kerwin, direttore del Center for Migration Studies di New York, analizza le risposte del candidato americano a tre domande sull’immigrazione

Donald Kerwin è direttore del Center for Migration Studies di New York (CMS). Di recente abbiamo dato spazio a una sua riflessione sulla protezione dei rifugiati e la sicurezza nazionale negli Stati Uniti. Il 22 ottobre l’edizione americana dell’Huffington Post ha pubblicato un suo intervento dal titolo Border Walls, Deportations And The Final Presidential Debate.

Nel testo Kerwin analizza le risposte di Trump a tre domande sull’immigrazione che gli sono state rivolte nel corso dell’ultimo dibattito con Hillary Clinton prima delle elezioni dell’8 novembre. Un argomento importante, dal momento che entrambi i candidati hanno posto la riforma dell’immigrazione in cima alle proprie agende in caso di elezione (Kerwin era intervenuto appena qualche giorno prima per specificare che questa crisi umanitaria globale nota come crisi dei rifugiati viene affrontata come se fosse una crisi causata dai rifugiati; mentre al suo cuore c’è il fallimento degli Stati a rinunciare prevenire e rispondere ai conflitti armati e al terrorismo).

). Le dichiarazioni di Trump sull’amnistia agli immigrati, la necessità di confini più forti e il progetto di espulsione di quasi 11 milioni di persone vengono puntualmente analizzate da Kerwin alla luce dei fatti.

Sull’amnistia che permetterebbe agli immigrati di ottenere la cittadinanza saltando la fila e superando quanti aspettano legalmente da anni, Kerwin dichiara che fra coloro che aspettano da anni ci sono proprio anche questi immigrati, che a vario titolo reclamano legalmente il proprio diritto diventare americani.

Per quanto riguarda la presunta necessità di confini forti, Kerwin sostiene che ce ne sono già: gli arresti sulla frontiera sono infatti attualmente un quarto dei massimi storici. Sulla proposta di un progetto di l’espulsione, infine, il direttore del CMS precisa che gli Stati Uniti dovrebbero sostenere una spesa tra i 400 e i 600 miliardi di dollari e ci vorrebbero più di 20 anni per raggiungere l’obiettivo.