Da Haiti a Tijuana
I migranti haitiani puntano verso gli Stati Uniti e si fermano nella città messicana. Molti passano dalla Casa del Migrante, dove c’è padre Pat Murphy
Da Haiti hanno avuto origine due diverse ondate migratorie. La prima a seguito del devastante terremoto del 2010; la seconda, più recente, dovuta al passaggio dell’uragano Matthew. Entrambe puntano agli Stati Uniti (anche se la prima inizialmente aveva come destinazione il Brasile). Entrambe passano per Tijuana, città messicana sul confine nota come la frontiera più attraversata al mondo.
La prima migrazione di haitiani che volevano attraversare negli Stati Uniti è stata registrata a maggio, come ha in più occasioni raccontato padre Patrick Murphy, missionario scalabriniano e direttore della Casa del Migrante.
La struttura d’accoglienza può ospitare fino a 160 persone. Appena qualche giorno fa, il 21 ottobre, ce n’erano 120. «Negli ultimi due mesi – racconta – la stragrande maggioranza sono di Haiti, il 95%, e il 5% da altri paesi». Da quando è iniziato l’arrivo di migranti in città, il comune di Tijuana ha stanziato più di 1 milione e 500mila pesos per cibo e beni di prima necessità. Rodolfo Lopez Fajardo, segretario allo sviluppo sociale del comune, ha consegnato qualche giorno fa alla Casa del Migrante un assegno di 100mila pesos.
Le persone che hanno trovato alloggio qui non avrebbero altrimenti risorse sufficienti per sopravvivere durante il soggiorno in questo confine. Soprattutto da quando gli Stati Uniti permettono l’accesso a sole 60 persone al giorno. «Alcuni all’ostello preferiscono la strada. Ma quando arriveranno il freddo e la pioggia le cose andranno diversamente: questi uomini vengono dai Caraibi…». Il governo appare lento nel capire che questa crisi si aggraverà presto, soprattutto per gli haitiani: «Bisogna fare qualcosa, perché questa situazione più o meno controllata è in grado di esplodere in qualsiasi momento».