Padre Bentoglio al Global Forum on Migration
Dal 14 al 16 ottobre 2015 si è tenuta a Istanbul, in Turchia, l’ottava edizione del Global Forum on Migration and Development (GFMD). «La migrazione – ha detto il sacerdote scalabriniano – non può essere ridotta ai suoi aspetti politici e legislativi o alle implicazioni economiche»
Dal 14 al 16 ottobre 2015 si è tenuta a Istanbul, in Turchia, l’ottava edizione del Global Forum on Migration and Development (GFMD), l’evento che consente ai paesi di confrontarsi per cooperare efficacemente nella gestione delle migrazioni. «Questo è un momento decisivo per l’evoluzione del Forum – ha dichiarato padre Gabriele Bentoglio, intervenuto all’evento – potrebbe operare come una piattaforma efficiente per la condivisione delle esperienze nazionali e delle lezioni apprese. La migrazione non può essere ridotta ai suoi aspetti politici e legislativi o alle implicazioni economiche».
Padre Bentoglio, scalabriniano e sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha sottolineato come l’Agenda 2030 recentemente adottata per lo sviluppo sostenibile esprima chiaramente lo sforzo della comunità internazionale per sradicare la povertà operando come una famiglia delle nazioni. D’altro canto però il prezzo da pagare è stato molto alto: a dispetto delle migliaia di vite perse negli ultimi anni il mondo sviluppato è consumato da un «controverso allarmismo retorico sui rifugiati e i migranti, spesso addirittura confusi sui media e nei discorsi pubblici». Una risposta disordinata e inadeguata che va riorganizzata tenendo ben saldi tre punti.
L’ingiusta distribuzione delle ricchezze:
«Il numero crescente di immigrati è la prova tangibile della ingiusta distribuzione delle risorse della terra, destinate ad essere equamente condivise da tutti. I migranti si spostano nella speranza di garantire loro famiglie una vita dignitosa, lontano da povertà, fame e sfruttamento. Ma un viaggio migratorio non è un viaggio di piacere: è un atto di fede».
La centralità della persona umana:
«Non può darsi una strategia di migrazione duratura e di successo senza una parallela politica di integrazione imperniato sulla persona umana come soggetto principale responsabile per lo sviluppo. I migranti non sono persone da temere. Sono costruttori di ponti tra le culture, capaci di duro lavoro, energia e nuove idee».
La necessità di creare opportunità di lavoro legali:
«Troppo spesso professionisti giovani e istruiti, in particolare le donne, si sforzano di accettare un lavoro poco qualificata nei paesi sviluppati per essere in grado di migrare. Così facendo, trascurano il proprio talento e gli sforzi e le risorse investite nella propria istruzione, solo per compensare la mancanza di forze di lavoro nella sete di economie sviluppate. Molti altri cadono vittime di pratiche non etiche di assunzione o nel contrabbando. Ciò che accade a questi giovani è profondamente angosciante».
Il testo integrale dell’intervento di padre Bentoglio è consultabile qui.
La Redazione