Quaresima 2020. Padre Chiarello: “Lasciamo che i migranti ci spostino verso altri lidi”
Nel Messaggio del superiore generale scalabriniano in preparazione alla Pasqua, l’invito a un dialogo di riconciliazione
«Conversione e riconciliazione. Due parole che vogliamo leggere nella cornice del dialogo, il tema che il capitolo generale ci ha affidato per quest’anno», si legge nella parte iniziale del Messaggio per la Quaresima 2020 del superiore generale della congregazione scalabrniana, padre Leonir Chiarello.
Se lo scorso anno il primo messaggio della neo eletta Direzione generale tematizzava l’incontro (con il documento “In uscita” verso l’incontro e la carità), quest’anno il messaggio Conversione al dialogo, dialogo di riconciliazione si occupa appunto di dialogo. Non solo come dimensione comunicativa personale e della comunità ma anche come capacità di legare la tradizione al presente, la memoria all’apertura, il sacrificio alla disponibilità a lasciarsi guidare. Si tratta, scrive padre Chiarello, «di lasciare che i migranti ci spostino verso altri lidi».
Inclusione e servizio alla comunione
Il cammino quaresimale che ha quest’anno ha inizio il 26 febbraio, con la solennità del Mercoledì delle Ceneri, e si concluderà con la Domenica di Pasqua del 12 aprile, è soprattutto un cammino di conversione «a un dialogo di riconciliazione» che va pensato come «un processo che collega e unisce».
Citando la cultura dello scarto, formula spesso usata da papa Francesco, padre Chiarello ricorda come i rifugiati e i migranti siano considerati «esempi tipici della cultura dello scarto: scartati da casa loro perché inutili o in eccesso e scartati tra chi può appartenere a una nuova società perché confinati a livello inferiore o addirittura non ammessi».
Una situazione alla quale si può reagire soltanto con l’inclusione, e con il servizio alla comunione e all’incontro al quale tutti gli scalabriniani sono chiamati, per evitare di non rimanere tra «quelli descritti da Scalabrini, “che non volendo essere né di grande virtù, né di grande malvagità, fra saviezza e colpa passano la vita, virtuosi e tristi, religiosi e increduli, cristiani e pagani”».