Quattro letture dal SIHMA
Il centro scalabriniano di studi di Cape Town ha pubblicato il suo Annual Report, il nuovo numero della sua rivista sulle migrazioni e altre due ricerche
Lo Scalabrini Institute for Human Mobility in Africa (SIHMA) si trova a Cape Town, in Sudafrica, ed è uno dei sette centri scalabriniani di studio sulle migrazioni. Di recente ha pubblicato alcuni documenti, tra i quali il suo Annual Report e il nuovo numero della rivista di studi sulle migrazioni. Eccoli nel dettaglio.
Un anno intenso e due anniversari
Nel suo 2019 Annual Report il SIHMA racconta le principali attività e i progetti condotti nel corso dell’anno appena trascorso, un periodo molto intenso scandito da due importanti anniversari: i suoi primi cinque anni di attività e i venticinque anni di presenza della congregazione scalabriniana in Africa.
L’istituto di Cape Town, diretto dallo scalabriniano padre Filippo Ferraro, promuove la conoscenza delle dinamiche della mobilità umana e valorizza l’integrazione presentandola come insostituibile opportunità di arricchimento, culturale ed economico. Il report, sulla cui copertina è raffigurato il mural che accoglie i visitatori dello Scalabrini Centre of Cape Town opera di Jared Jestr Pereira, presenta pubblicazioni, ricerche e iniziative di formazione rivolte a istituzioni, organizzazioni e individui.
Ne segnaliamo qui due. Per la sezione Research, lo studio Labour-related experiences of Migrants and Refugees in South Africa, una ricerca commissionata dall’International Catholic Migration Commission (ICMC) per il progetto The Future of Work, Labour After Laudato Sì (e che ha coinvolto anche altri due centri studio scalabriniani). Per la sezione Events, Network and Media, il simposio Building belonging with refugee and migrant Young people, svoltosi il 5 giugno 2019 nella Lawrence House (la casa per orfani e abbandonati), proprio in occasione del venticinquesimo anniversario di presenza scalabriniana.
Perché gli africani lasciano le proprie case
Tre le pubblicazioni del SIHMA spicca l’African Human Mobility Review (AHMR), la rivista accreditata presso il Department for High Education and Training. Fondata nel 2015 per incoraggiare e facilitare lo studio di tutti gli aspetti della mobilità umana in Africa (socio-economici, politici, legislativi e di sviluppo), l’AHMR offre uno spazio dedicato all’analisi delle tendenze contemporanee, ai modelli di migrazione e ad alcune delle più importanti questioni connesse alla migrazione.
A comporre il numero di maggio-agosto 2020 (di cui è stata preparata anche una videopresentazione) sono sei articoli che, fornendo prove di ricerca altamente credibili dal continente, indicano ai responsabili politici buone pratiche per prendere decisioni informate su strategie, iniziative e progetti di migrazione. Tra gli articoli segnaliamo The Root Causes of Migration: Why Africans Leave their Homes, di Achille Dargaud Fofack e Joel Nkeng Akendung.
Il lavoro affronta un tema, la migrazione irregolare dall’Africa subsahariana, che i media e i politici occidentali hanno spesso descritto con toni apocalitti e conoscenze stereotipate. Gli autori si propongono quindi di affrontarlo sulla base dei dati, analizzandone le dinamiche reali e mostrandone così le molteplici cause profonde, quali la disoccupazione giovanile, l’aspettativa di vita, la corruzione.
Dall’emergenza a un piano globale
Padre Filippo Ferraro, missionario scalabriniano e direttore esecutivo del SIHMA, è l’autore di Catholic Teaching and Interventions on the Global Compact on Refugees and the Global Compact on Safe Orderly and Regular Migration, una riflessione sull’impegno della Chiesa cattolica nell’assicurare il benessere a migranti e rifugiati nel continente africano. Uno zelo che le ha permesso di “ispirare, influenzare e partecipare” alla stesura dei due Global Compact promossi dalle Nazioni Unite.
«La Chiesa – si legge nel testo – promuove un passaggio significativo dal welfarismo e dalla gestione dell’emergenza a un piano globale e strutturale, a un investimento in risorse umane e finanziarie per combattere i fattori di disuguaglianza, che sono alla radice delle sofferenze della migrazione forzata».
Il coronavirus non discrimina
Covid 19 and the securitisation of South African borders: the case for an inclusive response è invece un documento di Ella Weldon e James Chapman che analizza le iniziali misure di controlli applicate alle migrazini in Sudafrica in risposta alla covid-19, in un contesto di più ampia sicuritizzazione della migrazione.
Scritto alla fine di aprile 2020, mentre il Sudafrica era in pieno lockdown, il testo esplora le questioni relative alla sicurezza per le diverse popolazioni coinvolte nella migrazione verso lo stato africano durante la pandemia: quelle della nazione ospitante, delle nazioni circostanti e dei migranti.
«Lo svolgimento ordinario di un trattamento ostile nei confronti dei migranti, pensati come una minaccia alla sicurezza nazionale – si legge nel testo – può minare la sicurezza umana delle popolazioni nazionali, regionali e globali. Dal momento che SARS-CoV-2 non discrimina in base allo stato di migrazione, neppure una risposta efficace dovrebbe farlo».