Tijuana: 29 anni nel cuore delle migrazioni

Il 24 aprile si è celebrato in Messico l’anniversario della Casa del Migrante, dove arrivano ogni giorno quasi 150 disperati

Tijuana: chi non ha sentito almeno una volta pronunciare il nome di questa realtà? O non si è imbattuto in qualche immagine o servizio dei media che ne illustravano il crocevia delle migrazioni verso gli USA? Con quel famoso muro fatto di lamiere, filo spinato, lastre di ferro, cosparso di croci ivi appese, divenuto nel tempo tristemente famoso?

Lungo questo nuovo muro, che copre quasi per intero il confine tra Messico e Stati Uniti, fino a qualche anno fa s’infrangevano i sogni di molti migranti che, dopo aver affrontato mille peripezie attraversando il deserto a piedi, o dopo aver sfidato il pericolo delle bande organizzate disposte a tutto per guadagnare sulla pelle di questi disperati (anche se, a dire il vero, il fenomeno continua in proporzioni più ridotte) oggi si sta assistendo a un percorso inverso.

Un percorso inverso

Oramai non sono i migranti in cerca del sogno americano a essere accolti e assistiti alla Casa del Migrante. Più del 90% di coloro che ogni giorno bussano alla porta della Casa Scalabrini è costituito da deportati. Molti di loro hanno vissuto negli Stati Uniti quasi tutta la vita, poi un’infrazione stradale o un piccolo incidente con il conseguente controllo dei documenti portano la polizia a scoprire la loro clandestinità, anche se del loro paese di origine non conoscono nulla perché l’hanno lasciato quando avevano due anni. Il loro futuro è segnato.

In molti casi, prima di essere rispediti al di là del muro (che qualcuno vorrebbe ancora più alto) i migranti sono reclusi nei famosi detention centres e soltanto dopo un processo, che può durare due o più anni, vengono consegnati alle autorità messicane.

L’anniversario della Casa

Così ogni giorno alla Casa del Migrante Scalabrini di Tijuana arrivano 120/150 disperati. Il direttore, padre Patrick Murphy, con la collaborazione di un folto gruppo di volontari continua l’opera di accoglienza, ascolto e intervento iniziata nel 1987. Un lavoro continuo, giorno e notte, fatto anche con la generosità di tante persone che danno una mano offrendo aiuto nei modi più diversi.

Il 24 aprile si è celebrato il 29° anniversario della Casa. Era presente anche l’arcivescovo della diocesi, monsignor Rafael Muñoz, che ha presieduto la solenne Eucaristia nella parrocchia adiacente alla Casa del Migrante, dove è vicario padre Lupito (José Guadalupe Hernández). La festa che ne è seguita è stato un momento per condividere con volontari, collaboratori e con i migranti stessi la storia passata di questa opera straordinaria e per cercare di intuirne il futuro, pieno di richieste e di una attualità straordinaria.

Padre Gildo Baggio