Scalabrini, “uomo di cultura, di società e di Chiesa”
In occasione dell’Anno Scalabriniano, il 18 febbraio la Galleria Biffi di Piacenza ha ospitato una conferenza dal titolo “Scalabrini: Cristianesimo, religione del Dio incarnato”, con il missionario padre Mario Toffari
Il 18 febbraio 2022 la Galleria Biffi di Piacenza ha ospitato una conferenza sulla figura del beato Scalabrini dal titolo Scalabrini: Cristianesimo, religione del Dio incarnato, tenuta dal missionario scalabriniano padre Mario Toffari.
La conferenza
L’evento, svoltosi nel salone d’onore della Galleria Biffi, si è posto idealmente all’intersezione di due importanti anniversari, entrambi celebrati con un intero anno di iniziative: il venticinquesimo della beatificazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, ricordato attraverso l’indizione di uno speciale Anno Scalabriniano, e il novecentenario della cattedrale di Piacenza.
Dopo una breve presentazione della biografia di Scalabrini, «uomo di cultura, di società e di Chiesa davvero poliedrico» ha dichiarato padre Toffari, che del Fondatore ha ricordato anche il fatto che «a modello del suo episcopato prese san Carlo, di cui imitò la dedizione pastorale e la determinazione nella riforma della diocesi», il missionario scalabriniano ha parlato della spiritualità del beato vescovo, per poi passare a trattare il suo atteggiamento nei confronti delle tre grandi questioni della sua epoca: la questione romana, la questione sociale e l’emigrazione.
La spiritualità di Scalabrini è sintetizzabile nella parola incarnazione. «La relazione con l‘uomo non è solo di carattere caritativo o sporadica, ma investe l’intero apparato civile, sociale e politico – ha dichiarato padre Toffari – Scalabrini si differenzia un po’ da loro [i santi cosiddetti “sociali”], perché non solo è intervenuto per dare assistenza diretta alle persone bisognose, ma ha cercato anche di affrontare e risolvere le cause dei loro problemi, coinvolgendovi la società e la politica.(…) non si limitava a studiare i problemi e a suggerire soluzioni, ma interveniva direttamente mettendosi in gioco personalmente per risolverli. (…) la tempestività, unita al coraggio di rischiare. Il suo gettarsi con generosità nell’azione, il suo darsi senza risparmio, talvolta furono scambiati per imprudenza».
La spiritualità e le migrazioni
In riferimento in particolare alla questione migratoria, l’impegno di Scalabrini per i migranti scaturisce dall’incontro diretto con la gente che emigrava. «La causa scatenante risale a un incontro con migranti che partivano dalla stazione di Milano – continua padre Toffari – Scrive lo Scalabrini: “Partivano, quei poveretti, alcuni chiamati da parenti che li avevano preceduti nell’esodo volontario, altri senza sapere precisamente ove fossero diretti, tratti da quel potente istinto che fa migrare gli uccelli. (…) Un’onda di pensieri mesti mi faceva nodo al cuore. Chi sa qual cumulo di sciagure e di privazioni, pensai, fa loro parer dolce un passo tanto doloroso!… Quanti disinganni, quanti nuovi dolori prepara loro l’incerto avvenire? quanti nella lotta per l’esistenza usciranno vittoriosi? quanti soccomberanno fra i tumulti cittadini o nel silenzio del piano inabitato? quanti, pur trovando il pane del corpo, verranno a mancare di quello dell’anima, non meno del primo necessario, e smarriranno, in una vita tutta materiale, la fede de’ loro padri?”».
Scalabrini arrivò ad elaborare un pensiero sulla questione ancora oggi attualismo, racconta padre Toffari. «La migrazione è un diritto umano. Non può essere impedita, ma non può neanche essere lasciata a se stessa. Ha bisogno di una saggia regolamentazione»; e poi «Libertà di emigrare, ma non libertà di far emigrare. Scalabrini ha combattuto molto per limitare il ruolo degli agenti di emigrazione, da lui definiti “sensali di carne umana”»; e ancora «I migranti devono essere protetti. Senza protezioni, i migranti sono soggetti a “mali infiniti, sia materiali che morali”. I migranti sono “preda facilissima della speculazione”. Per la loro protezione Scalabrini fondò la Società San Raffaele, organismo laicale, operante soprattutto nei porti di imbarco e di sbarco».
Infine, il beato vescovo elaborò una visione provvidenziale dell’emigrazione: «Nella persona umana in genere, e nella persona migrante in specie, si coglie la testimonianza che, nella storia, il piano di Dio supera i confini umani, come, in Cristo, ha superato i confini tra Dio e l’uomo. (…) Scalabrini, uomo del Risorgimento, aveva un concetto alto della patria e delle sue tradizioni, (…) Ma la storia, in cui era immerso, lo conduceva oltre: per questo egli ipotizzò che bisognava fare patria dell’uomo il mondo».
I restauri della cattedrale
La conferenza è stata proposta come parte della mostra Il nostro Duomo 1894-1922, allestita dall’11 febbraio al 20 marzo 2022 presso la Galleria Biffi e avente per oggetto i restauri della cattedrale di Piacenza che ebbero come promotore proprio il vescovo Scalabrini.
L’esposizione è organizzata in collaborazione con l’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Piacenza-Bobbio e nasce per evidenziare (tramite bozzetti e progetti grafici inediti e altro materiale è stato concesso in prestito dai missionari scalabriniani e dal Seminario vescovile di Piacenza) gli interventi che permisero all’importante monumento romanico di tornare al suo aspetto originario.